LA PRODUZIONE

Circa quarant'anni fa, il mio professore di lettere delle scuole medie un giorno disse a noi alunni pressappoco queste parole: "Fra trent’anni non si lavorerà più come adesso: le macchine faranno quasi tutto da sole, e gli operai lavoreranno solo poche ore al giorno, producendo ugualmente tutto quello che si produce oggi e guadagnando lo stesso stipendio".

Soltanto la prima previsione si è avverata: è infatti vero che oggi vi sono macchinari che producono quello che trent’anni fa era il risultato del lavoro di molte persone; ma sicuramente non è avvenuto tutto il resto. Come mai?

Innanzitutto, sono aumentati i prodotti: anziché lavorare di meno, si è "scelto" di produrre un numero maggiore di cose. La produzione e la vendita sono state "forzate" mediante l’incremento a dismisura della pubblicità; senza la pubblicità, infatti, si venderebbe molto di meno.

In secondo luogo, si sono abbassati i costi e i prezzi. Forse qualcuno può non esserne troppo convinto, ma in questi decenni i prodotti industriali (e, in minor misura, anche i prodotti agricoli e artigianali) hanno avuto un notevole calo di prezzi (in termini reali, cioè depurati dall’inflazione); tuttavia, anziché spendere di meno, si è comprato di più. Inoltre, si sono spesi più soldi per i servizi, i quali, a differenza dei prodotti industriali, hanno visto aumentare i prezzi. Se si fosse lavorato di meno, certo i costi di produzione e quindi i prezzi non sarebbero scesi così tanto.

In terzo luogo, è aumentato il tasso di disoccupazione (prima della crisi questo processo si era in parte invertito, per ragioni che adesso non andiamo a considerare): anziché lavorare di meno, alcuni non lavorano per niente.

L’insieme di questi fattori (e altri ancora) ha fatto ‘sì che si debba sostanzialmente lavorare come trent’anni fa, ma producendo (e comprando) molte più cose, non tutte necessarie, anzi, non tutte veramente utili. In questo modo, come si suol dire, la vita è diventata più cara, e il tempo a nostra disposizione non è aumentato (anzi, considerando anche altri fattori, è diminuito, pur avendo a disposizione un maggior numero di cose). Una prova del fatto che il tempo è diminuito potrebbe essere che, come si diceva prima, i prezzi dei servizi sono saliti, a differenza dei prezzi dei prodotti, e questo perché i servizi sono quelli che richiedono maggior impiego di tempo da parte del personale. In altre parole, il tempo è diventato più prezioso.

Da parte dei governi di tutto il mondo e di ogni colore politico viene riservata (giustamente) molta attenzione alla crescita del PIL (prodotto interno lordo o reddito lordo), ossia al valore di quanto viene prodotto complessivamente in un paese in un certo periodo di tempo, per esempio in un anno.

Così si rischia però di commettere un grave errore: il PIL da solo non è in grado di misurare il livello di qualità della vita. Ne è prova il fatto che i paesi del mondo dove, secondo alcune indagini, si vive meglio, non sono quelli dove il PIL (e quindi il reddito) è più elevato (nemmeno se lo si considera pro-capite, ossia diviso per il numero degli abitanti). Certo, non sono nemmeno quelli in cui il reddito è più basso…

Il valore del PIL, poi, ci dice che è stato prodotto tanto o poco, ma non ci dice se ciò che è stato prodotto è veramente quello di cui si aveva maggiormente bisogno.

Inoltre, il modo stesso in cui viene misurato il PIL non è corretto, perché calcola la ricchezza che si produce (oltretutto in modo impreciso), ma non tiene conto della ricchezza che si distrugge. Sì, proprio così; si pensi, per esempio, alla Cina: i governi i tutto il mondo la invidiano perché riesce a far crescere il PIL di almeno il sette per cento l'anno (qualche anno fa di più del dieci per cento), mentre in Europa, per fare un paragone, anche prima della crisi la crescita era poco più di zero; per ottenere questo risultato, però, la Cina sta distruggendo il suo ambiente naturale e sta riducendo sempre più in povertà grandi masse di lavoratori; fino a che punto dunque i suoi risultati economici sono positivi? E’ più importante la crescita della produzione realizzata senza criteri o l’elevazione delle condizioni di vita?

Tornando al discorso iniziale, c’è da domandarsi se sia stato un bene aumentare così tanto il numero di prodotti di cui possiamo beneficiare, a prezzo di un aumento dell’inquinamento e dei rifiuti e di una diminuzione del tempo che abbiamo a disposizione. E inoltre, se è stato un bene aumentare così tanto il numero dei prodotti, a prezzo di una carenza di servizi.


Scritti di politica, economia ed etica Scritti
Autore: Eugenio Songia
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Data creazione: 23/8/2013. Ultimo aggiornamento: